Noi marketer tendiamo a complicare troppo le cose. Agiamo come spesso si fa al primo appuntamento galante.
Ci diamo un gran bel da fare con i preparativi perché vogliamo davvero che l'esperienza che regaliamo sia memorabile, la migliore di sempre, di quelle che poi va raccontata a tutti: amici, parenti, conoscenti.
Insomma, quando si tratta di conquistare il pubblico, agiamo pressappoco così.
Prima c'è il momento della paranoia: passiamo ore ed ore a fissare lo schermo del pc come se fosse il nostro riflesso allo specchio e ci domandiamo: "ma io, come la conquisto la mia audience?", "quale sarà la chiave giusta per impressionarla e farla innamorare di me e di nessun altro?".
Poi passiamo alla fase due, all'informazione. Ci affidiamo agli esperti e sfogliamo libri e magazine di settore, quasi fossero pagine di Cosmopolitan e Cioè, alla ricerca di guide e tecniche infallibili per farla innamorare perdutamente.
Saltiamo da "I 5 segreti per conquistarla al primo click", a "I migliori canali dove portarla per farle vivere un'esperienza eccezionale", e una volta capita la teoria dell'approccio adottato dalle star, da tutti quei leader di mercato e business che sanno farle cascare ai loro piedi al primo Search, ci prepariamo ad andare in scena.
Iniziamo con una bella spruzzata di Google e Facebook Ads, abbondando con le quantità , così da ammaliare già da lontano, senza parlare, come fanno i modelli delle pubblicità di profumi. Insomma, deve sentirci, captarci, isolarci dalla folla e pensare: "WOW! Fico questo brand, mi piace! Sicuramente vale la pena di approfondire la conoscenza!".
Poi ci imbellettiamo come si deve, seguendo le ultime tendenze della moda. Sfoggiamo un Instagram di tutto rispetto, raffinato, elegantissimo, di tutto punto. Curiamo ogni minimo particolare, perché la piazza è piena di bei brand facoltosi di tutte le nazionalità che potrebbero soffiarcela, la audience, e noi di certo non intendiamo farcela sfuggire.
Spolveriamo anche qualche passo di danza su TikTok, così semmai dovesse presentarsi l'occasione giusta, glielo potremmo pure proporre un bel duetto sulle note di un trend. In questo modo, eviteremmo anche che si presenti un competitor grande e grosso a farci le scarpe in pista.
Ci faremmo trovare pronti, della serie:
"Ehi amico, lei è la mia audience. Trovati qualcun altro da acquisire".
E poi non possiamo non farla ridere. Si sa, l'umorismo funziona sempre.
Quindi ci prepariamo due o tre meme da repertorio, quelli che non passano mai di moda, che vanno bene per ogni occasione e ecosistema, senza però trascurare i contenuti di spessore.
Anche quelli sono importanti. Non possiamo mica risultare meno seri e interessanti di chi è presente su piazza, non credi?! La dobbiamo catturare anche per il nostro sex-blogging, mostrandoci i migliori a rispondere alle sue query.
Infine arriva il momento di uscire. Quindi mettiamo in atto il nostro piano con la speranza di chiudere il Journey progettato per lei, con una sua risposta affermativa alla domanda:
"ma... che ne dici, ti va fare un salto nella mia home?".
E quindi di...avete capito no?! Andare a ROI già al primo incontro.
Però, amici, purtroppo ho capito che non è così che va il marketing.
Questo approccio focalizzato sulle tattiche invece che sulla macro-strategia rischia seriamente di confondere la nostra amata audience.
Concentrarci sui dettagli, ci allontana dall'obiettivo, ci allontana pian piano dalla nostra vera essenza, oscurando la nostra personalità , la UVP e il motivo per cui il nostro potenziale cliente dovrebbe scegliere noi invece che qualcun altro.
Al primo incontro, rischiamo dunque di risultare frammentati, incostanti, un patchwork di voci contrastanti, bipolari e decisamente poco affidabili.
Quando la verità la sappiamo tutti. Non c'è miglior modo di far colpo se non essere sé stessi.
Insomma vogliamo regalare un'esperienza di brand mozzafiato ai nostri clienti e conquistarli già dal primo incontro? Allora lavoriamo di più per conoscere i loro gusti, gli interessi, i desideri e le loro paure invece che limitarci a scimmiottare le tattiche di una star di mercato.
È del tutto naturale che si tenda a includere tutto quello che potrebbe essere utile o interessante per affascinare il pubblico. Ma non è la strada giusta.
Non serve affatto bruciare tempo prezioso per creare effetti-wow o presidiare i canali più trendy del momento. È molto più utile ed efficace sfruttare le energie per analizzare gli indizi lasciati per noi dal nostro target (quelli che nel marketing chiamiamo dati e analytics, ma che nella vita vera sono le caratteristiche distintive della persona che intendiamo conquistare) e concentrarci sul migliorarci come brand per garantire quello che loro si aspettano da noi.
Chissà , così facendo, magari scopriamo che non serve lavorare e sprecare soldi e tempo per essere il Re indiscusso delle challenge su TikTok, perché la tua amata audience odia la danza e preferisce trascorrere le serate in pantofole a leggere un bel articolo seo-oriented.
Non serve quindi complicare le cose, quanto concentrarsi sulla strategia, su chi si intende essere e preparare il giusto ambiente per garantire alla nostra audience un bel K.I.S.S. (Keep it Stupid Simple) da mozzare il fiato.
Il modo migliore per conquistare è semplificare.
Togliere, invece che aggiungere. Ottimizzare quello che funziona ed eliminare tutto il resto.
Mantenersi focalizzato sulla propria unicità e restituire un'esperienza lineare e coerente con la nostra identità e con le abitudini del nostro pubblico.
In fondo è proprio questo che ci permette di distinguere un vero cliente da un acquisto e via.
È proprio questo che ci consente di fidelizzare, invece che sparare nel mucchio.
Il K.I.S.S. 💋
Comments