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BRAND GAME - il gioco pericoloso dei marchi poco umani

Immagine del redattore: Laura SpadoniLaura Spadoni

Aggiornamento: 27 gen 2024

La lezione di Squid Game per i business che puntano al guadagno invece che alla soddisfazione del cliente.

Impossibile che non ti sia imbattuto sul web in meme, articoli, citazioni, pubblicità e dibattiti su Squid Game, la nuova serie sudcoreana prodotta da Netflix.


A me personalmente è capitato. Eccome se è capitato: ogni giorno per mesi quando accedevo ai social, puntualmente mi appariva in prima pagina un riferimento alla serie. Triangoli, quadrati, cerchi, ombrelli, tute rosse, tute verdi. Le pubblicazioni su Squid Game online erano numerosissime, sono riuscite addirittura a battere in frequenza gli odiosi sondaggi Linkedin strappa-like!

E per batterli in frequenza, vincerli senza ingannare l’algoritmo, ce ne vuole eh?!


Mi sfuggiva proprio, il motivo della popolarità della serie, la ragione per cui tutti fossero così tanto ossessionati dal prodotto a puntate coreano. Quindi alla fine la FOMO (fear of missing out) ha avuto la meglio, non ho saputo resistere. L'ho guardata.


E indovina un po' che è successo? Eh già. È successo di nuovo.


Dopo le lezioni di marketing impartite da La Regina degli Scacchi e quelle di Leadership de La Casa di Carta ecco la volta di Squid Game: anche nella serie sudcoreana ho ritrovato un importante insegnamento di cui bisognerebbe fare tesoro, specie se si è attivamente coinvolti nella gestione delle strategie di posizionamento di un brand o di prodotto.


Curioso di saperne di più? Ti capisco, è la stessa sensazione che ho avuto io per giorni. Lascia quindi che la FOMO abbia la meglio su di te e scopriamo insieme la grande lezione di Squid Game.


Partiamo immaginando un titolo diverso. Sostituendo Brand a Squid.

Ora pensa al Game come a un atteggiamento, a un modo di agire delle aziende, a un campo da gioco con regole aspre, messo su per i propri clienti da una ben selezionata categoria di brand.


Ok, ci sei. Non devi cambiare più nulla. Il resto può rimanere esattamente com'è nella serie: puoi lasciare che a guidare ogni azione ci sia il rapporto con il denaro, il modo in cui lo si desidera, quello che si sarebbe disposti a fare per averne di più.


Cambiando pochi dettagli di contesto, ecco che Squid Game diventa il mondo reale, il mercato dove operano tutti quei business no-human che si focalizzano sul guadagno e ignorano del tutto i bisogni reali delle Persone.


Un gioco in cui i clienti reali o potenziali, più che persone, vengono considerati numeri (001, 456, 218) con un preciso valore economico. Cifre da tenere d'occhio, da controllare e su cui scommettere. Giocatori persuasi dagli organizzatori a prendere parte alla sfida da una grande promessa:

Il Brand Game è uno Squid Game organizzato da tutti quei marchi che, un po' per timore, un po' per comodità, combattono l'istinto naturale dei consumatori - il bisogno tutto umano di interazione, connessione e scambio - intimidendo e soffocando i clienti, eliminando definitivamente ogni forma di manifestazione del pensiero che non sia in linea con le regole del gioco, invece che trarre reale vantaggio nel dialogo autentico e costruttivo con le persone e nel rapporto con loro duraturo, profondo e sincero.


Un esempio pratico: il Brand Game di Volkswagen


Nel 2012 Volkswagen ha chiesto ai suoi follower Facebook di condividere in un commento quello che desideravano dal brand per l’anno successivo.


Oltre un miliardo di persone ha richiesto che ci fosse maggiore responsabilità nei confronti dell'ambiente.

Questo sai cosa significa vero per un leader del mondo Automotive?! Regola del gioco infranta.

Come ha reagito il brand? Proprio come le tute rosse in Squid Game: ha eliminato definitivamente il problema alla radice, facendo fuori tutti i commenti scomodi dei concorrenti dalla Pagina Facebook. Peccato però che, una volta pubblicato sul web, un contenuto è in grado di acquistare nuova vita mediante uno screenshot, con un ulteriore commento.


Giocando "sporco", con poca umanità e trasparenza e decidendo di indossare una maschera, il brand Volkswagen ha così trasformato un'azione di marketing poco sincera e finalizzata al guadagno (di visibilità, di engagement, di follower, di denaro) in un boomerang.


La morale? Non ci si può più permettere di ignorare gli utenti, le loro opinioni, i loro interessi e bisogni reali. In un mondo iperconnesso, bisogna accettare il fatto che non ci si può esimere dal confronto, non si può pensare di mantenere il controllo sulla propria immagine e mantenerla immacolata, senza sforzarsi di attendere le reali esigenze dei propri consumatori, ma soprattutto è fondamentale accettare che nessuno è immune da critiche e che le critiche sono sinonimo di attenzione, la vera occasione di crescita.


Optare per la vecchia scuola e ignorare la realtà dei fatti vuol dire mettere in campo un gioco che va contro l'etica, significa essere complici del Brand Game, attivare un meccanismo pericoloso dove non ci potranno mai essere vincitori, ma solo vittime e tanta insoddisfazione.


Ascoltare e assecondare le esigenze, l’opinione anche negativa dei clienti, al contrario, rappresenta una grande opportunità per ogni azienda.


Qual è dunque la lezione di Squid Game per i business?

È tempo di riscoprire l'umanità


Non possiamo più ignorare che viviamo nell’Umanesimo della comunicazione, in un epoca in cui i brand non possono più permettersi, come facevano in passato, di pensare che sia sufficiente sfoggiare uno slogan per conquistare il cliente e ottenere un guadagno. Serve piuttosto sedersi ad ascoltare, accogliere i feedback, osservare e comprendere il nuovo consumatore.


Da un unico mezzo che parla a flotte di spettatori, come le TV e i media tradizionali, siamo passati da un bel pezzo a canali interattivi dove brand e persone si incontrano ad armi pari.


E allora ogni imprenditore, ogni professionista, deve fermarsi ad ascoltare e abbracciare la conversazione, non imporla. Quando si decide di operare online, è necessario svestirsi della tuta rossa, togliere la maschera e rivelarsi al pubblico con i propri pregi e difetti. È necessario mischiarsi con i propri clienti, condividere interessi, esserci amico, avere valenza.


La vera sfida è questa.

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