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Baciati dalla sfortuna, traditi dai social: quanti like vale realmente una Vita?


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Avrei voluto non farlo. Scrivere di questa vicenda. Ho quindi tergiversato, atteso.

Perchè c'è una vocina nella mia testa che mi ripete: "dai, Laura, quello che andresti a creare è pur sempre contenuto e - seppur fondato su buone intenzioni, contribuirebbe ad alimentare uno stream che sta invadendo lo spazio intimo di due Vite, un luogo privato, quasi sacro, che, ironicamente, ha avuto come colonna sonora proprio lei, Viva la Vida🎶".


Una domanda però tuona più forte e sovrasta il suono della vocina. Un quesito fondamentale tanto quanto la risposta alla vita, l'universo, tutto quanto, e che guida le mie dita sulla tastiera in questo momento:


Dove finisce un contenuto e dove inizia l'inviolabilità di una Persona?


Nell'epoca del "condivido ergo sum", in cui ogni cosa dev’essere raccontata, ripresa, taggata e ogni momento notiziato, commentato, insta-ntaneamente anche (e talvolta soprattutto) quando non ci riguarda... dove la troviamo la linea gialla? Quella che delimita il sicuro dal pericolo, quella che è consigliabile non varcare quando sfreccia il treno di informazioni?


Come professionisti della comunicazione ci troviamo di fronte - oggi più che mai - al paradosso dell'iperconnessione. Chiamati a studiare, creare contenuti che siano al passo con le nuove tecnologie e piattaforme, con i trend e le discussioni in rete. Eppure sempre a tu-per-tu con la nostra Responsabilità.


E' tutta una questione di scelte



Nel grande videogioco collettivo in cui tutto è “livello superato” e “punteggio conquistato”, citando Baricco in The Game, quanto - mi chiedo - è corretto utilizzare una scena di vita reale come griglia narrativa per i nostri obiettivi di comunicazione e marketing?


Un dubbio non solo morale, il mio, ma anche in qualche modo strategico.


Oltre ad alimentare dinamiche che invadono l'intimità dell'individuo, non rischiamo forse di logorare il rapporto stesso tra brand, media e persone?


Di perdere il senso della profondità di chi è chiamato a creare il messaggio, di chi è invitato a riceverlo. Perché un pubblico che si abitua a consumare Persone invece che contenuti, rischia di diventare con il tempo meno attento, più impulsivo, meno empatico, scevro di umanità e meno fedele.


Un paradosso quindi, basato su una mera questione di scelta: pillola rossa o pillola blu. Scegliere un certo tipo di sguardo sul mondo, per definirlo, darne una forma. Tana del bian coniglio, ci prendiamo la responsabilità o ignoriamo il potere delle Macchine.


In un certo senso, stessa domanda, tempi e strumenti diversi: essere i primi o essere giusti?


La kiss cam al concerto dei Coldplay è un po' il nostro “faro caduto dal cielo” alla Truman Show


Il meteorite in Don't look up. Un’occasione per interrogarci su quello che ci accade intorno, sulle reali “regole” del gioco, sul nostro ruolo nella vita, quella digitale, quella reale nella sharing economy.


Se ha senso pensare che il vero atto creativo non è forse, talvolta, scegliere di non pubblicare. Se la vera competenza distintiva per chi lavora in questo settore non sia più solo la capacità di fare metriche ma di scegliere quando è più giusto prediligere il KPI = zero.

 
 
 

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